Fare il Personal Trainer porta a lavorare nelle più diverse situazioni.

Non mi occupo di fisioterapia, ma spesso devo lavorare con i clienti dopo trauma.

Il percorso di riabilitazione dopo un incidente prevede di essere seguiti da bravi fisioterapisti che con i loro protocolli supportano un recupero funzionale dell’arto. Subito dopo, entro in gioco io, che attraverso l’uso di macchinari isotonici posso restituire densità ad una muscolatura atrofizzata.

Dopo aver letto attentamente la lettera del fisioterapista, procedo a stilare un protocollo di lavoro su misura per soggetto in questione.

Nella maggior parte dei casi, anche se il cliente ha subito un trauma localizzato, in realtà necessita di un lavoro completo a causa della condizione di (semi)immobilità protratta per un lungo periodo. Non dovremo quindi limitarci al recupero della muscolatura della zona traumatizzata, ma si dovrà recuperare anche il resto del corpo.

Tenendo sempre presente che si tratta di una persona debilitata, c’è bisogno della massima cautela, pazienza e concentrazione, ragionando sempre con il soggetto al centro.

La scheda di allenamento deve essere basilare, utilizzando il più possibile i macchinari: il cliente non ha stabilità, si stanca in fretta, si alimenta poco e magari male.

È fondamentale avere “mille occhi”, cercare di sostenerlo nell’esecuzione, motivarlo ad allenarsi con metodo e concentrazione. Mai lasciarlo demoralizzare.

Si divide la scheda in più sedute settimanali, sempre ricordando che deve recuperare adeguatamente prima della volta successiva.

Il protocollo di allenamento con i pesi, come suggerisco sempre, dovrebbe durare massimo 50 minuti. Oltre questo tempo scattano tutta una serie di meccanismi negativi che non permettono né un recupero né una tonificazione appropriati.

Facciamo un esempio: rottura del ginocchio, gamba destra.

Ogni palestra è dotata del famosissimo leg extension. Questo macchinario permette la flessione e l’estensione della gamba secondo l’articolazione del ginocchio, lavorando a catena cinetica aperta, ovverosia l’estremità dell’arto impegnato non è vincolata ad una posizione fissa, bensì risulta libera di muoversi. Questa è la caratteristica principale che rende questo esercizio particolarmente adatto al caso: il piede è libero e non viene sottoposto a nessun tipo di pressione e stress.

Il nostro cliente infatti è costretto per settimane ad usare le stampelle, noi dobbiamo essere in grado di far lavorare il muscolo senza mettere in stress l’articolazione, ancora molto debole.

I muscoli coinvolti sono quelli del quadricipite, e come dice la parola sono quattro capi differenti: retto femorale, vasto mediale, vasto laterale e vasto intermedio.

Puntualizzo che questo macchinario isotonico permette un’attivazione particolarmente intensa sul vasto mediale e vasto laterale, mentre il retto femorale sarà chiamato in causa in proporzione minore per via della flessione dell’anca.

Come abbiamo capito, il leg extension è uno dei principali esercizi a scopo riabilitativo.

Sfruttando carichi leggeri, e ROM (range of movement) variabile, saremo in grado di recuperare la muscolatura e, di conseguenza, l’articolazione del ginocchio infortunato, permettendo al nostro cliente di poter tornare agevolmente a camminare.

Un abbraccio,

LeleMrPersonal